Mi chiamano Francesca, faccio il Magistrato onorario di Pace e, da libera professionista, mi occupo di mediazione delle relazioni.

Francesca Panarello

Opero su un terreno tanto sdrucciolevole, quanto appassionante, che soddisfa un bisogno profondo, per me, di contattare l’umanità oltre quello che appare “visibile agli occhi”, un bisogno profondo di toccare emozioni, sentimenti, valori.

Un giorno, più di vent’anni fa, mi trovavo in tribunale, insieme al legale, presso il cui studio svolgevo il tirocinio professionale. Al termine di un’udienza dinanzi al presidente che, nel corso di un processo di separazione giudiziale, aveva tentato la conciliazione di due coniugi, l’avvocata, mi chiese cosa ne pensassi. Immagino che avrebbe voluto che esponessi un parere giuridico. Invece, le posi una domanda: “Sei sicura che vogliano separarsi?”.

Non conoscevo ancora il significato di “legame disperante” e di “ambiguità del conflitto”, che, verosimilmente, stavano alla base della mia percezione: avrei approfondito questi e altri aspetti, in seguito. In quel momento ho avuto, però, come un insight: il mio sguardo era stato catturato da qualcos’altro, al di là della lite giudiziaria, qualcosa che aveva a che vedere con la relazione e, dunque, con il conflitto.

Da allora questa “brutta parola” è diventata la mia “amica del cuore” e, grazie ad anni di formazione, aggiornamento, conduzione di setting di mediazione e pratica personale, ho appreso come il conflitto sia una relazione trattabile e, al tempo stesso, un bel pretesto per fare la propria trasformazione da bruco a farfalla.

Mi sono messa, con tenacia e pervicace determinazione – non senza momenti di scoraggiamento –, sulla via della mediazione e in questo viaggio la visione iniziale è cambiata anche rispetto all’idea stessa di mediazione, che è comunemente intesa come conciliazione, negoziazione, compromesso. 

La mediazione è, per la mia esperienza, innanzitutto, uno spazio-tempo per riparare e rigenerare relazioni: avete presente il kintsugi giapponese, il vaso rotto riparato con l’oro? Ecco, questa è la mediazione, per me: in fondo, una via su cui tutti camminiamo durante l’intera esistenza, inevitabilmente abitata dal conflitto. Una via in cui so-stare nel mezzo, tra cielo e terra, da esseri viventi “impastati” di comune umanità. 

Se è vero che, come dice la mia “maestra” di mediazione umanistica, Jacqueline Morineau, – Non c’è felicità senza pace, la mediazione è una via di felicità.

Già nello scrivere mi commuovo, perché mi rendo conto della delicatezza e della fragilità dei fatti umani che si incontrano nelle relazioni personali, di coppia, familiari, lavorative, sociali.

È un grido di aiuto che può trovare nella mediazione un’occasione per sedersi di fronte e, con l’accompagnamento di un terzo, mediatore qualificato, raccontare il proprio punto di vista e il proprio mondo emotivo, dare e ricevere ascolto, ri-attivare la comunicazione e trasformare la relazione.

Mi occupo di facilitare questo tipo di incontro e sostenere chi, in vari ambiti, è coinvolto in un conflitto, per favorirne la risoluzione.

Lo faccio nei setting di mediazione familiare di separazione e divorzio, in workshop nelle scuole, nei training di mediazione guidata, nei laboratori di pace (forme sperimentali, queste ultime due, da me ideate insieme ad altri esperimenti in abbinamento con la scrittura, l’arte, la cucina…).

Lo faccio nella vita di tutti i giorni, con i miei tre figli e il cane, nelle conversazioni davanti a un caffè o una tisana, perché la mediazione è diventata, per me, un modo di abitare la vita e mettere in circolo energie creative e di pace, per un nuovo mondo possibile.

Se anche tu, che stai leggendo, sei coinvolto in una relazione che ti provoca disagio, insofferenza, amarezza e senti il bisogno di cambiamento, segui questa pagina o contattami per consulenze specifiche.

©Francesca Panarello

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